Un successo l'iniziativa del Comune a sostegno dell'agricoltura sociale nelle terre della Sicilia confiscate alla mafia. Parte del ricavato delle vendite finanzierà progetti educativi nelle scuole ripolesi
Al banchino delle arance in piazza della Vittoria stamani anche il sindaco Casini e don Bigalli.
Quasi millecento chili di arance acquistate da oltre duecento persone. Si chiude all'insegna del successo l'iniziativa delle “arance della legalità” promossa dal Comune di Bagno a Ripoli insieme a Libera per sostenere l'agricoltura sociale nelle terre della Sicilia confiscate alla mafia. Nelle settimane scorse, le scuole del territorio e l'ufficio relazioni con il pubblico del Comune hanno raccolto le prenotazioni di 230 persone che stamani in piazza della Vittoria, di fronte al municipio, hanno potuto ritirare i frutti ordinati. Le arance, tutte di qualità moro e tarocco, sono state coltivate biologicamente dalla cooperativa “Beppe Montana” in novanta ettari di terreni agricoli sottratti ai clan Nardo e Riela nei comuni di Lentini, Belpasso e Ramacca.
Nel dettaglio, sono state acquistate dai ripolesi cento cassette da sette chili e 128 retine da tre chili, per un totale di 1080 chili, una tonnellata “di legalità”. A distribuire i frutti stamattina anche il sindaco Francesco Casini, don Andrea Bigalli di Libera e l'assessora Francesca Cellini. Cinquecento euro, una parte del ricavato delle vendite, andranno a sostenere progetti educativi e didattici del territorio e saranno distribuite tra gli Istituti comprensivi “Caponnetto” e “Mattei”. L'iniziativa è stata organizzata in collaborazione con Siaf, l'azienda di refezione del Comune di Bagno a Ripoli che durante la settimana ha proposto le arance siciliane nelle mense scolastiche e prodotto marmellata fresca per portare in tavola gustose “crostate della legalità” per la merenda dei bambini.
L'iniziativa è nata in seguito alla visita istituzionale del maggio scorso che l'amministrazione comunale, insieme al Comune di Scandicci, ha effettuato proprio nei terreni sottratti alla mafia coltivati dalla cooperativa sociale “Beppe Montana”.